mercoledì 13 gennaio 2010

Ah-ha! Si può cedere. Arrendersi al rimpianto del tempo che passa e farne un'amarena immersa in una melassa dolce e impenitente come i personaggi di Philip Roth: cunnilingus esistentiae, turgidi fermo-immagini tra le cosce del tempo. Aspettare che la terra si secchi e dalle crepe escano inesorabili mille storie faulkneriane. Contrabbandare oltre i confini with a rusty pick-up a Cormac McCarthy tale. O si potrebbe fare della leggerezza, come gru in equilibrio su una zampa, Calvino botanico e speculante. O ancora edithpiaffizzarsi non regrettando nulla e giù, nel solco tracciato dall'aratro hemingueyano del vivere eroico e del morire ridicolo. E chissà quanti altri ancora.
Organizzare una tavola rotonda e discutere del tema. Scelto, il tema, sfoggiando con se stessi le plissettature del proprio sapere.
Prego, si specchi: ecco, vede come le cade bene questa teoria? Le fa le spalle più grandi. Si tratta di una teoria che accomoda, revisionista.
Eppure staremmo sempre cercando un talento che non c'è: fasciare un massaggio doppio il segnale aruspico.